Storia
La villa venne commissionata nel 1926 all’Ingegnere e Architetto Paolo Lanzerotti dall’Avvocato Paolo Zingali Tetto, che la abitò fino alla morte nel 1969. L’avvocato, scapolo e senza figli, dispose alla sua morte lasciti più consistenti per l’orfanotrofio di Castiglione di Sicilia e per l’Università degli Studi di Catania. La Villa, e parte del suo contenuto, furono lasciati per testamento all’Università di Catania come abitazione pro tempore a titolo gratuito per il Rettore, senza però che questi vi si stabilisse effettivamente.
Nel 1975 l’Università entrerà pienamente in possesso della Villa, stabilendo inizialmente al piano nobile, in cui si trovano le stanze di rappresentanza e la camera padronale, la sede della direzione dell’Opera Universitaria e, successivamente, al piano rialzato il Consorzio Catania Ricerche (CCR ), attuale Centro Biblioteche e Documentazione (CBD).
Solo nel 1996, nell’ambito del progetto Coordinato Catania-Lecce, si decise di indirizzare l’edificio verso fini culturali e farlo diventare la sede del Museo della Rappresentazione e vennero finanziati i lavori di restauro e rifunzionalizzazione della villa, per essere adibita a Laboratorio e Museo della Rappresentazione. Nel 1999 iniziarono i lavori su progetto dell’Ufficio Tecnico dell’Università, sotto la guida della prof.ssa Piera Busacca. Dopo alcuni anni di avviamento, la struttura verrà riacquisita dall’Ateneo e rimarrà inattiva sino al 2016, anno in cui, nell’ottica di sistematizzare i 22 musei di pertinenza dei singoli dipartimenti dell’Ateneo di Catania, viene istituito il Sistema Museale di Ateneo (SiMuA). Dal 2016, la Villa afferisce al Dipartimento d’Ingegneria Civile e Architettura (DICAr) dell’Ateneo.
Nel 2016, sotto la responsabilità scientifica della prof.ssa Mariateresa Galizia e del nuovo Comitato Scientifico, composto da professori e professoresse del DICAr, verrà pianificato un nuovo assetto operativo e verranno delineate nuove azioni da svolgere in questa sede, legate al patrimonio culturale dell’Ateneo e ai fondi custoditi nel museo.
La missione del MuRa è quella di offrire un luogo di disseminazione di contenuti culturali, con l’introduzione di tecnologie innovative e laboratori pratici, volti alla rifunzionalizzazione e comunicazione del patrimonio storico, scientifico e culturale dell’Ateneo e del territorio.
Il MuRa vuol essere uno spazio dove far nascere idee, esperienze e ricerche e trasferire la conoscenza alla società civile attraverso un processo iterativo università-economia-società e quattro azioni chiave: valorizzazione; formazione; promozione; riconoscimento.